Il pensiero che cose ormai ritenute banali e scontate da noi possano essere state considerate in passato solo nella sfera fantascientifica ci appare assai lontano, tuttavia non parliamo del famoso film “Ritorno al futuro II”, uscito nel 1989, in cui entro il 2015 le automobili avrebbero dovuto essere volanti, ma cose ancor più sbalorditive.

Nel 1950 uscì il libro cult fantascentifico “Io, Robot”, scritto dall’Autore e divulgatore scientifico Isaac Asimov, in cui citò un sistema di videochiamata, successivamente descrivendola nell’opera “Il sole nudo” nel 1957.
“Non è proprio la stessa cosa. Ora mi vedi ma non puoi toccarmi, non puoi sentire il mio odore, o niente del genere. Forse pensi di poterlo fare perché mi vedi di fronte a te. Ma proprio adesso mi trovo almeno duecento miglia lontano da te. Come può essere la stessa cosa? […] Non stai vedendo me, stai vedendo la mia immagine.”
Ben 14 anni dopo uscì il primo prototipo semi funzionante, capace di trasmettere un immagine in bianco e nero in cui bisognava restare immobili per non farla perdere, che però fu un grande fallimento dato il prezzo di 80$ ogni 15 minuti di chiamata.

Tuttavia Asimov non fu il solo visionario tecnologico, infatti l’autore Mark Twain fece descrisse in parte i Social Network e il web nel proprio racconto intitolato “From the ‘London Times’ of 1904”, uscito nel 1898, ben 71 anni prima dalla nascita di ARPANET, ovvero la prima rete computer, costruita nel 1969 negli USA.
“Giorno dopo giorno, notte dopo notte, chiamava ogni angolo del globo e ne osservava la vita. Studiava gli strani modi di vivere, parlava con la sua gente, e realizzò che grazie a questo meraviglioso strumento era libero come un uccello nel cielo”.
Questa citazione al racconto di Twain fa percepire la possibilità che i social offrono di informarsi su qualsiasi cosa in qualsiasi momento e soprattutto liberamente, facendo anche una similitudine alla libertà degli uccelli fuori gabbia.




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