Che argomento affascinante, la libertà. Ne abbiamo discusso di recente proprio su questo blog, ma sento di avere ancora qualcosa da dire a riguardo. Ci eravamo lasciati analizzando i versi di una canzone del grande Giorgio Gaber, il quale ci dice che “la libertà non è star sopra un albero, (…)  libertà è partecipazione”. Per il cantautore milanese, dunque, la libertà si concretizza nella partecipazione democratica alla vita pubblica, nella ricerca di lasciare un segno sulla realtà in cui viviamo. Non credo che nessuno possa mettere in dubbio la verità di queste parole, che anzi sono una bellissima esortazione ad essere cittadini attivi. Ma siamo sicuri che basti la democrazia a garantire la libertà dell’uomo? Ecco, io credo di no, e vi spiego anche il perché.

Provo a farmi intendere con un esempio: immaginiamo un lavoratore soggetto ai soprusi del proprio datore di lavoro, o un anziano che con la sua magra pensione deve rivolgersi alla sanità privata a causa dei ritardi di quella pubblica, o ancora un giovane che, non avendo potuto fare gli studi che avrebbe voluto, è relegato ad un lavoro faticoso e ingrato. Cos’hanno in comune?  Beh, io credo si possa dire che tutti e tre si trovano in una condizione di soggezione o minorità che ne influenza fortemente la volontà e dunque la libertà. Tutti e tre potrebbero benissimo essere cittadini attivi e partecipare alla vita democratica, ma ciò evidentemente non basterebbe a renderli davvero liberi: rimarrebbero, a seconda dei casi, in balia della volontà arbitraria di un individuo, oppure sarebbero sempre schiavi di una condizione che gli impedisce di esprimere la propria personalità al massimo del suo potenziale.

Cos’è dunque la libertà, se non è solo partecipazione? Proviamo a dare una definizione. La libertà consiste nel non essere dipendenti dalla volontà arbitraria di altri individui e nel non essere soggetti a condizioni di tipo economico, sociale o culturale che ostacolano lo sviluppo della nostra persona. Ma come possiamo fare per garantire che questa libertà sia garantita a tutti e non sia patrimonio solo di un ristretto gruppo di privilegiati? Io credo che questo risultato si possa ottenere solo tramite un’efficace azione emancipatoria dello Stato che garantisca tutti quei diritti sociali necessari a dare pari opportunità a ognuno, come la possibilità di avere un lavoro con condizioni dignitose, quella di poter proseguire gli studi anche se non si avrebbero i mezzi economici per farlo, quella di avere sempre diritto all’assistenza sanitaria, a prescindere dalla nostra condizione economica. Va da sé che la necessità di mettere in campo un’azione sociale come questa porti con sé quella di esigere il rispetto di alcuni doveri come, banalmente, quello di pagare le tasse o di rispettare quei vincoli che la legge pone la libertà di ciascuno per preservare quella di tutti. Alle volte, infatti, può essere necessario porre dei vincoli alla libertà di qualcuno per preservare quella di altri: prendiamo sempre in considerazione l’esempio del lavoratore dipendente e del datore di lavoro. In quasi tutte le società sviluppate, per garantire un minimo di sicurezza del futuro ai lavoratori, gli imprenditori non sono liberi di licenziare senza un valido motivo i dipendenti dal giorno alla notte. Questo è solo un esempio di come, per salvaguardare quei diritti sociali che abbiamo citato prima, i quali costituiscono il nocciolo della libertà sostanziale di un essere umano, si debba porre dei vincoli alla libertà di determinati individui.

Vorrei fare anche una riflessione sul perché io abbia chiamato questo articolo “La libertà repubblicana“.  Ho deciso di farlo perché la libertà come concepita in questo articolo si può ottenere solo quando in una comunità si agisce attivamente per garantire la libertà sostanziale dei cittadini: per questo è “repubblicana“. Se facciamo nostra questa concezione della libertà, possiamo capire anche un’altra cosa: una libertà realmente illimitata è totalmente impossibile da ottenere, poiché presupporrebbe l’assenza di quei vincoli che legano assieme i membri di una comunità, ma senza di essi non esisterebbe proprio la società, quindi la libertà non sarebbe più difesa da nessuno. Dovremmo diffidare di chi ci promette una libertà senza vincoli, perché quello che ci sta realmente proponendo è la sua totale perdita.

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