“Ricordo il fumo nero uscire dalla cima della Torre e le urla dei miei colleghi […] La parte su di Manhattan era coperta da una polvere spessa e bianca, che conteneva elementi dannosi per la salute. Non riuscivo a vedere nulla, nulla” Così Joan Mastropaolo, direttrice del 9/11 Tribute Museum, ricorda il terribile attentato di quell’11 settembre 2001. 2977 morti, più i 19 attentatori suicidi, e più di 6000 feriti. Queste furono le conseguenze dell’attentato più tristemente noto della storia. 2977 famiglie distrutte, stroncate, un paese in lutto e il quartiere di Manhattan coperto di polvere e paura. In quel giorno erano stati dirottati quattro aerei: il primo si schiantò contro la Torre Nord del World Trade Center, il centro economico e commerciale mondiale dell’epoca, il secondo contro la Torre Sud, il terzo contro il Pentagono, la sede del Dipartimento delle Difesa degli Stati Uniti, e il quarto precipitò in un campo, ma si presume che l’obbiettivo fosse o il Campidoglio, sede del Congresso, o la Casa Bianca, residenza del presidente degli Stati Uniti. Le Torri Gemelle, iconico simbolo di New York, e migliaia di newyorkesi erano stati vittime di un terribile crimine d’odio.

Gli attentati furono orchestrati dall’organizzazione islamista paramilitare Al-Qaida, all’epoca guidata da Osama bin Laden. Al-Qaida ha partecipato attivamente in diversi contesti mondiali, come le guerre civili in Afghanistan, Somalia, Yemen, Mali e Siria, ma anche supportando il fondamentalismo islamico nel Maghreb e in diverse parti del mondo. Ciò che spinge ad agire questi terroristi è la Jihad che nella dottrina musulmana indica letteralmente lo sforzo, l’impegno, per diffondere la parola di Allah. In certi periodi storici però il significato di questo termine è stato distorto, andando ad indicare una sorta di “guerra santa” contro i miscredenti. Ad esempio, durante le Crociate, i cavalieri e i soldati da tutta l’Europa cristiana si diressero in Terra Santa per strappare Gerusalemme e tutta la Palestina dal dominio islamico; però, nei secoli di dominio musulmano, Gerusalemme era diventato un importantissimo centro religioso islamico e quindi i diversi emiri e sultani musulmani iniziarono ad unire le forze contro i Cristiani. Entrambe le fazioni condussero quindi una “guerra santa”, combattendo in nome della propria fede e sacrificandosi nel nome del proprio Dio. E, come i soldati all’epoca delle crociate, anche i dirottatori degli aerei in volo quell’11 settembre si sono suicidati nel nome di Allah, strappando la vita ad altre migliaia di persone.

Al-Qaida aveva già “dichiarato guerra santa” agli Stati Uniti nel 1998. Al-Qaida, seguendo la corrente islamica del jihadismo, era impegnata a diffondere e difendere (spesso e volentieri con la violenza) la fede musulmana in diverse parti nel mondo. Perseguendo i propri obiettivi economici e geopolitici, gli Stati Uniti si sono dimostrati d’intralcio per Al-Qaida più di una volta. Per esempio, gli Stati Uniti supportavano, e supportano tuttora, lo stato d’Israele nella sua guerra contro la Palestina, dove la popolazione è a maggioranza musulmana e i militanti erano riforniti anche da Al-Qaida; inoltre, Osama bin Laden ha accusato gli americani di supportare le aggressioni contro i musulmani in Somalia; non dobbiamo dimenticare poi la massiccia presenza dei statunitensi nel Medio Oriente: i buoni rapporti intrattenuti con il Kuwait e altri stati arabi, l’ingombrante presenza militare in Arabia Saudita e le pesanti sanzioni contro l’Iraq in seguito alla Guerra del Golfo.

Al-Qaida, però, non se la prese solo con gli USA, ma anche con i suoi alleati. Ricordiamo per esempio gli attentati di Madrid dell’11 marzo 2004: 4 treni furono fatti esplodere con degli zaini bomba all’ora di punta in 4 stazioni diverse di Madrid, causando quasi 200 morti e più di 2000 feriti. Un altro attacco terroristico che coinvolse i mezzi pubblici fu quello di Londra del 7 luglio 2005: tre attentatori si fecero saltare in aria su tre treni differenti e un quarto su un autobus a 2 piani, causando (attentatori esclusi) in totale 52 morti e circa 700 feriti. Tuttavia, dopo la morte del suo fondatore Osama bin Laden nel 2011, Al-Qaida si spostò dai riflettori, facendo meno attentati e attirando meno l’attenzione. Non bisogna però dimenticarsi che Al-Qaida non è mai stata l’unica organizzazione jihadista del mondo.

Nel mondo vi sono decine di cellule terroristiche indipendenti jihadiste, però vi sono anche organizzazioni più stabili e influenti. Per esempio, Hamas, formalmente un partito palestinese, è a comando di diversi miliziani che, oltre combattere gli Israeliani nei momenti di guerra, attaccano obiettivi civili e militari, anche nei momenti di pace. Un’altra organizzazione legata al radicalismo islamico è Hezbollah. Prima di parlare di Hezbollah ritengo sia importante fare una rapida riflessione sulle due principali correnti dell’Islam che si scontrano tra loro da secoli: lo sciismo e il sunnismo. Il principale punto di disaccordo tra queste due correnti riguarda chi fosse degno di essere il successore di Maometto, poiché secondo i sunniti il califfo doveva essere eletto e scelto per le sue virtù, mentre secondo gli sciiti doveva essere un membro della famiglia del profeta. Dall’VIII secolo gli sciiti sono sempre stati una minoranza dell’Islam, mentre i sunniti rappresentavano la maggioranza, paesi come l’Iran però presenta invece una maggioranza sciita. Ora possiamo tornare ad Hezbollah, organizzazione di impronta sciita. Anch’essa formalmente un partito del Libano, paese in cui la maggior parte delle persone professa l’Islam sunnita, che però, grazie al supporto iraniano, è riuscito a crearsi una propria milizia armata che sfrutta per destabilizzare il governo libanese e quello Israeliano.

Non bisogna però dimenticare quella che è forse la più importante e la più tristemente nota organizzazione terroristica jihadista: l’ISIS. Lo Stato Islamico di Iraq e Siria era inizialmente un alleato di Al-Qaida, ma in seguito alla morte di bin Laden ha iniziato a fare veramente da padrone nel Vicino Oriente. La vera entrata in scena dell’ISIS la si ritrova nel 2011 quando iniziò a partecipare nella guerra civile siriana ritagliandosi un’importante fetta di territorio nella parte più orientale della nazione. Nel dicembre del 2013 poi inizia anche un’invasione dell’Iraq, ma viene sconfitto e costretto alla ritirata nel 2017. Lo Stato Islamico partecipò attivamente anche nella guerra civile in Libia e in Afghanistan. Inutile a dirsi che a mettergli i bastoni tra le ruote fu principalmente l’occidente, in particolare gli Stati Uniti e la Francia, paesi in cui l’ISIS fece degli attentati terroristici. Prendiamo in considerazione, per esempio, gli attentati di Parigi del 13 novembre del 2015. Quella sera, infatti, si stava tenendo un’amichevole tra le squadre nazionali di calcio di Francia e Germania e lo stadio di Sant-Denis ospitava 80.000 persone. Alcuni attentatori fecero esplodere tre bombe nei pressi dello stadio e un’altra in una caffetteria, mentre altri, a bordo di una SEAT Léon nera e armati di AK-47, assaltarono diversi posti affollati come ristoranti, pizzerie e caffetterie. Il bilancio per la Francia fu di 130 persone morte e più di 360 feriti.

E così si è ritornati ai tempi delle crociate: i cristiani inviano truppe in Oriente, i musulmani gli attaccano e i cristiani mandano altre truppe e via dicendo. I radicali islamici combattono per difendere il loro credo e attaccano la popolazione innocente, l’Occidente in risposta fa la voce grossa e occupa militarmente un paese dell’Oriente o rifornisce di armi i nemici dell’organizzazione in questione, provocando i terroristi. Il meccanismo di azione e reazione è quasi uguale: i crociati occupano Gerusalemme e i musulmani riprendono Gerusalemme, poi la prendono i cristiani e poi i musulmani la recuperano; l’Occidente provoca l’Oriente, i terroristi attaccano i cittadini occidentali, l’Occidente usa il pugno di ferro in Oriente e i terroristi rispondono nuovamente. Un circolo vizioso che va avanti da secoli, distruggendo famiglie, case e nazioni. 

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