Si possono avere due tipi di vita: una vita felice o una vita infelice. Non esiste la via di mezzo, in quanto la vita è una soltanto, e viverla in modo tiepido vorrebbe dire viverla senza sapore, e quindi in modo infelice.
Che cosa rende una vita “felice”? Che cosa la rende “infelice”? Tutto dipende dalle emozioni; le emozioni positive, come la gioia, la serenità o l’orgoglio, e le emozioni negative, come la rabbia, l’invidia, la paura o l’ansia.
A parlare di questo tema, e a farne suo nucleo, è una particolare filosofia: lo stoicismo. Questa filosofia non è però come tutte le altre. È interessante perché, a differenza di un’altra moltitudine, questa è veramente applicabile alla realtà. Si potrebbe parlare quasi di un vero e proprio stile di vita, che si basa sulla nostra psicologia.
Gli stoici dicevano che per avere una vita felice devi ridurre il più possibile (attenzione: ridurre, non eliminare) le emozioni negative, perché quelle positive ti consentiranno di avere una vita migliore.
Ok, ma forse la questione è anche più complessa di così.
La verità è che, prima di eliminare dalla nostra vita quel che ci fa stare male, dobbiamo realmente capire che cosa ci fa stare male, e soprattutto cosa ci fa stare veramente bene.
Dobbiamo, secondo gli stoici, evolvere la nostra capacità di ragionamento, allenare la nostra mente: solo attraverso la ragione possiamo eliminare le emozioni negative. Il primo passo è proprio quello di dominare i nostri desideri, nel modo più giusto. Dobbiamo pensare, dobbiamo cercare di analizzare la nostra mente: che cosa desideriamo di più? È importante porsi questa domanda, perché è impossibile vedere realizzati tutti i nostri desideri. Come si possono avere, al tempo stesso, fama e tranquillità? Se desideri entrambe, non avrai nessuna delle due.
Dobbiamo imparare quindi a usare la ragione per dominare le sensazioni positive, perché ottenere un qualcosa di bello, in alcuni casi, può farti perdere qualcosa di bellissimo che prima avevi.
Devi dunque capire (e scegliere, perché sì: puoi farlo) cosa è davvero importante per te.
Ma siamo dunque a punto d’accapo: come faccio a scegliere cosa voglio davvero, quel che è più giusto per me?
Esiste un allenamento, un esperimento, definiscilo come ti pare. Alcuni lo chiamano l’esperimento “della morte vivente”. Cosa devi fare?
Immaginati uno scenario negativo. Immagina che ogni elemento, nella tua vita, volva in uno scenario brutale, in cui tutto quello che poteva andare bene sia andato alla fine male. Immaginati di morire, se lo ritieni opportuno. L’obiettivo è quello di stare faccia a faccia con le tue emozioni negative. Non lontano da loro. Dovrai stargli tanto vicino da sentire quasi il loro respiro. Osservale. Studia il mondo “futuro” creato dalla tua mente intorno a te. Poi pensa: “Che cosa posso fare per evitare che questo scenario si verifichi nella mia realtà? Che cosa è sotto il mio controllo? Che cosa è fuori dal mio controllo?”
Osserva bene che cosa, di quel che vedi, è al di fuori di te. A volte, per sapere cosa vogliamo davvero, dobbiamo sapere cosa non vogliamo.
Sapere cosa vogliamo che non si verifichi, ci renderà poi grati per quel che abbiamo, indipendentemente dalle circostanze in cui viviamo.
Una cosa molto importante è che non dobbiamo lasciarci influenzare da quel che non possiamo controllare. È inutile pensare alle cose brutte che potrebbero succedere e che non dipendono da te.
Se devi affrontare un esame, e fai l’esperimento della morte vivente, potrai prevedere il tuo eventuale fallimento. Analizzando questo possibile scenario, devi innanzitutto capire che da quell’esame difficilmente dipenderà la tua vita, anche se potrebbe sembrarti così (perché è la tua paura che te lo fa credere). Poi, se capisci di tenere realmente al successo di questo esame, cerchi di comprendere realmente cosa puoi fare per raggiungere il risultato. La prima cosa da fare è studiare e prepararsi. Capita sempre però, che all’esaminato venga l’ansia per il possibile fallimento: cosa devi fare? Niente. Quello che dovevi fare, l’hai già fatto. Devi allenarti a capire che il tuo successo dipende da te, dalle scelte che fai e da quello che puoi controllare. Non devi avere paura di quello che non puoi controllare, come il professore cattivo o cose del genere. Non devi nemmeno avere paura di fare scelte sbagliate, perché le scelte sbagliate non esistono. Semmai, la cosa difficile è individuare il momento in cui devi fare una scelta, ma la scelta in sé è sempre giusta.
Allenandosi per lungo tempo con questa mentalità, una mentalità che punta a controllare sé stessi utilizzando la ragione, non lasciandosi intimorire da quello che è al di fuori di noi ma agendo dentro a quello che siamo, gli stoici spesso desiderano anche di essere messi alla prova. Desiderano di dover affrontare situazioni difficili, negative, per vedere come ne usciranno.
Quando ci capita di essere arrabbiati con qualcuno, vorremmo sfogare la nostra rabbia per dimostrargli quanto possiamo essere feroci; il risultato però alla fine è il medesimo che si ottiene grattando la puntura di una zanzara: il peggioramento della condizione iniziale.
Gli stoici vogliono avere il pieno controllo sulle emozioni negative. Quando sei triste, alcune persone ti dicono che piangere aiuta a stare meglio. Sbagliato. Spesso, dopo aver pianto, non stai meglio. E quando stai meglio, non è grazie al fatto che hai pianto, ma grazie al fatto che hai trovato consolazione e quindi il sorriso. Ecco. Se è il sorriso quello di cui abbiamo bisogno, allora è anche quello che dobbiamo cercare. Secondo gli stoici, proprio per questo, quando ci viene da piangere dovremmo invece sforzarci e ridere. Lo fai una volta, lo vai due volte, e più volte lo fai più ti verrà naturale. In questo modo getterai alle spalle quel che di brutto ti ha afflitto nel passato, evitando che possa influenzare negativamente le tue scelte in futuro, annebbiando la ragione. Perché, ancora una volta, passato e presente sono fuori dal nostro controllo, mentre il futuro è la manifestazione delle nostre decisioni.
Per questo è importante avere il controllo su te stesso, perché devi essere superiore a lui. Non devi dargli piacere o soddisfazione quando non se lo merita, devi superare le tue debolezze grazie all’autodisciplina.
Se non sei tu a controllare te stesso, sarà qualcos’altro o qualcun altro a farlo, o peggio non sarà nessuno, e andrai alla deriva. Perché siamo tutti in competizione l’uno con l’altro, e contemporaneamente siamo in competizione con noi stessi: persino chi ha perso contro gli altri potrebbe, in realtà, aver trionfato contro sé stesso.



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