Questo lunedì, ossia l’11 dicembre, 10 diverse classi del nostro istituto si sono recate presso il Museo della Marineria di Cesenatico per partecipare ad un incontro con l’autore cesenate Francesco Zani, il quale è stato intervistato dalla professoressa Chiara Chiappini e da alcuni studenti del pubblico in merito al suo primo romanzo “Parlami”. Il libro narra della vita di Alessandro, che non parla quasi con nessuno, e del suo rapporto con la famiglia e specialmente di quello con il fratello, l’unico in grado di capirlo, nonché il narratore della storia. Il tutto è ambientato nella Cesenatico degli anni ’90 e dei primi anni 2000.

In molte classi che io conosco è piaciuta molto la copertina, quindi volevo capire da Francesco perché ha scelto proprio questa copertina e qual è il suo significato.
“La copertina è stata realizzata da un’illustratrice inglese di nome Eileen Corse e sia a me che alla casa editrice è piaciuta molto quando abbiamo iniziato a cercare qualcosa che rappresentasse bene il libro. Per quanto riguarda il significato, noi abbiamo pensato che i due ragazzi di spalle fossero i due fratelli protagonisti e, poiché non si vedevano i loro volti, ognuno si poteva immaginare liberamente il loro volto.”.
Nel descrivere il legame tra i due fratelli utilizzi anche un’immagine molto particolare: “Ero la parte del compasso che si punta sul foglio e tu mi giravi intorno disegnando il cerchio della nostro unione”.
“La cosa più importante per me era descrivere il rapporto tra i due fratelli, proprio perché il rapporto fraterno, secondo me, è quello più sincero e profondo che abbiamo in famiglia. Essendo due fratelli, tra i due non c’è nessuna gerarchia, nessuno che deve ricoprire un ruolo subordinato ad un altro, ma solo un legame sincero. Alessandro si sente al sicuro, al caldo, quando parla con suo fratello, infatti io penso che siamo tutti come Gullit: è chiaro che noi comunichiamo con tutti, però parliamo veramente solo quando ci sentiamo a casa, al sicuro”.
Ad un certo punto la narrazione abbraccia nuove tematiche: infatti il padre di Gullit deve fare dei lavori allo stabilimento balneare di sua proprietà e, tramite un amico, assume dei lavoratori immigrati che abitano in un casolare di campagna. Qui si scopre che Gullit conosce il nome di uno di questi lavoratori sfruttati e questo lascia il fratello maggiore sbalordito: Nicolas, il lavoratore in questione, è uno di quelle persone ultime, non viste dalla società, mentre Gullit l’ha visto, tanto da conoscerne il nome.
“Ciò che fa Gullit è infatti difficilissimo da fare, secondo me. Ѐ infatti quello un po’ escluso dalla società: non va bene a scuola, non fa sport, non parla, non ha amici e non ha passioni. Quando poi incontra qualcuno ancora più “ultimo” rispetto a lui, anziché essere felice del fatto che vi sia qualcuno di più “ultimo” di lui, gli va incontro e lo aiuta”.
Gullit in questa seconda parte si dimostra sempre più capace, mentre gli altri personaggi sembrano sempre meno capaci.
“Gullit all’inizio sembra quello un po’ più sgangherato, ma alla fine è quello che sta in piedi più saldamente. Infatti i genitori sembrano sempre più “incapaci” di dimostrare di voler bene a loro figlio, ma solo perché una persona non ci vuole bene come noi ce l’ho aspettiamo, non è detto che non ci voglia bene con tutta sé stessa. La madre per esempio non sa parlare con i suoi figli, tuttavia trova comunque modo di dimostrare il suo affetto cucinando da mangiare o preparando la loro merenda preferita. Visti da fuori, i genitori sembrano quindi un po’ “incapaci”, ma dal punto di vista interno alla famiglia non è così”.
La vicenda non termina con un lieto fine, bensì presenta un finale più amaro e malinconico. Poco prima mi parlavi proprio del confronto che avevi avuto con la tua editor in merito a ciò.
“Prima che un libro venga pubblicato si lavora sul testo, infatti c’è una persona il cui lavoro è proprio quello di migliorare il testo. La mia editor mi disse che le piaceva molto il libro, però non le andava giù il finale, quindi abbiamo discusso in merito a ciò per circa un mese, ma alla fine sono riuscito a mantenere la mia conclusione. Grazie alla mia editor, il testo è migliorato molto, però lei non è stata l’unica a lavorarci sopra: infatti ci sono almeno una ventina di nomi da inserire in copertina oltre a quello dell’autore. Per esempio c’è chi corregge le bozze, chi sceglie e realizza la copertina, chi aiuta a scegliere il titolo, chi distribuisce il libro in libreria, chi lo vende, chi ti aiuta a fare le interviste…”.
Per concludere: come immagini il tuo futuro? Ti piacerebbe scrivere altri romanzi?
“Mi piacerebbe scrivere altri libri, infatti sto cercando di guardarmi intorno affinché mi venga in mente una nuova storia da raccontare. Io prima di iniziare a scrivere preparo sempre una scaletta perché voglio avere ben chiaro come voglio iniziare, come voglio andare avanti e come voglio concludere. Tuttavia mi capita che, scrivendo, i personaggi prendano vita e quindi ci si sente obbligati a seguire il loro volere piuttosto che la trama scritta precedentemente”.



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