Con questo articolo riprendiamo la rubrica riguardante le interviste ai professori. La prima professoressa intervistata di questo anno scolastico è Elisa Alessandrini, docente di Disegno tecnico e Storia dell’Arte presso il plesso Ferrari.
Il percorso
“Ormai più di vent’anni fa, ho frequentato questo Liceo Scientifico e in seguito mi sono iscritta alla Facoltà di Architettura” ci racconta la prof. Alessandrini: “Dopo la laurea ho lavorato per circa 2 anni, ma, siccome mi piace molto studiare, ho deciso di fare anche un dottorato, quindi mi sono iscritta nuovamente all’Università di Bologna e ho fatto un Dottorato in Storia dell’Architettura. Durante i 3 anni di dottorato mi sono concentrata particolarmente sull’architettura post-coloniale indiana e questo mi ha portata a viaggiare parecchio, soprattutto in India e negli Stati Uniti. L’esperienza nel campo della Ricerca è stata molto importante per me, e in fondo, lo sono stati anche tutti questi viaggi e permanenze all’estero. Poi ho lavorato un po’ all’Università in Italia, ma non mi piaceva molto come ambiente poiché era troppo competitivo e lavoravo quasi gratis! Quindi nel 2015 mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti di Bologna per frequentare un corso di formazione per diventare docente e subito dopo ho iniziato ad insegnare arte nelle scuole medie. Nel 2016 ho vinto il concorso e sono entrata nella scuola superiore, dove mi piace molto insegnare proprio perché nel piano di studi del Liceo Scientifico è presente una grande parte dedicata proprio all’architettura”.
L’insegnamento
“Una delle cose che vorrei far capire ai miei studenti è quanto sia importante il Disegno tecnico, che troppo spesso viene sottovalutato: grazie ad esso possiamo imparare a leggere le piante e a comprendere gli spazi che ci circondano, inoltre è essenziale se magari qualcuno vorrà frequentare la facoltà di Architettura o di Ingegneria. Poi quando si compra o si ristruttura una casa bisognerà pur capire cosa ci viene proposto, no?
Inoltre, ho notato che vi è una sempre maggiore superficialità nello studio, nella lettura, mentre credo che i ragazzi dovrebbero imparare ad andare più in profondità, approfondire maggiormente i concetti, imparando meno nozioni a memoria e cercando di sviluppare curiosità per gli argomenti che interessano maggiormente. Un’altra cosa che mi piacerebbe trasmettere ai miei studenti non è solo la passione per l’architettura, l’urbanistica o il disegno tecnico, ma anche quella per il viaggio, proprio per questo mi piacerebbe portarli in gita il più possibile, anche se non sempre questo è possibile”.
Le passioni
“Credo che viaggiare sia molto importante, ma non come fanno tutti, solo per dimostrare con un selfie che sei stato in un posto noto. Credo che la cosa importante sia viverci, conoscere le persone del posto, la storia della città, le abitudini dei suoi abitanti. La prima città all’estero in cui ho vissuto è Londra, mi piace da tanti punti di vista, e apprezzo molto il suo essere melting pot di culture. Mentre studiavo per il mio dottorato ho viaggiato parecchio, soprattutto in India, dove ho vissuto per molti mesi e questo mi ha permesso di conoscere una nuova cultura e di entrare in contatto con persone tanto diverse da me, e di mettermi in gioco pienamente: vivere un periodo all’estero è un’esperienza che tutti dovrebbero fare!
Tra le mie altre passioni vi sono anche il teatro, la danza e la musica, che rientrano sempre nella sfera dell’arte, infatti secondo me, la ricerca dell’arte non va intesa solo come andare a visitare un museo, ma anche assistere ad uno spettacolo, un musical, un concerto. Dovremmo imparare a frequentare di più i teatri, non solo i musei!”.
La cultura come “salvagente”
“Recentemente sono stata ad una mostra di un artista riminese, Eron, e sono stata colpita particolarmente da quest’opera raffigurante un salvagente formato da libri.

Che bella idea! La penso come Eron: solo la cultura, la conoscenza, la lettura e l’arte ci possono aiutare e salvare nei momenti più difficili, come un salvagente. Personalmente dopo che sono andata ad una mostra mi sento meglio, più felice, e poi mi pongo nuove domande a cui prima magari non pensavo. Bisogna continuare a interrogarsi ed essere curiosi (e questo lo dico soprattutto agli studenti), poi ovviamente ognuno è libero di essere più curioso, più interessato, su un certo argomento, però secondo me è proprio la curiosità il nostro vero salvagente”.



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