L’armistizio

Il 24 Ottobre 1918, ci troviamo quindi nel periodo finale della Grande Guerra, partì l’offensiva più importante di tutto il fronte italiano: supportati dagli alleati inglesi e francesi, i reggimenti italiani sfondarono la linea austriaca sul fiume Piave e, dopo quasi una settimana di combattimenti, liberarono Vittorio Veneto, inserendosi in una posizione estremamente vantaggiosa contro le truppe austro-ungariche allo sbando. Per cercare di salvare la faccia, i diplomatici austriaci iniziarono i colloqui di pace con gli italiani, così la sera del 3 Novembre venne firmato l’armistizio di Villa Giusti, che, entrando in vigore il 4 Novembre, sancì la vittoria del Regno d’Italia sull’Impero Austro-Ungarico e la dissoluzione di quest’ultimo. 

Il 4 Novembre nel Ventennio e nella Prima Repubblica

Nel 1919, per celebrare l’impegno e il sacrificio dei migliaia di soldati italiani che avevano combattuto sulle montagne del Carso, conquistando dopo 3 lunghi anni la vittoria, il 4 Novembre venne dichiarato un giorno festivo. L’anno seguente, a causa dell’occupazione delle fabbriche del nord Italia da parte dei socialisti, il 4 Novembre non venne proclamato festivo. Nel 1921 invece assistiamo ad una giornata festiva, che celebrava in particolar modo i caduti, infatti furono anche celebrate le onoranze al “soldato ignoto” presso l’Altare della Patria. Con il successivo insediamento del governo fascista, la giornata divenne una vera e propria festa nazionale, fino al 1941, quando venne sospesa, insieme a molte altre feste nazionali, a causa della guerra in corso. Nel 1949 venne proclamata ufficialmente la “Giornata dell’Unità nazionale”, per celebrare la conclusione del processo di unificazione nazionale iniziato nel Risorgimento, portato a termine dall’esercito italiano a Vittorio Veneto. Infatti l’anno seguente, il 1950, il 4 Novembre venne dedicato dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi anche alle Forze Armate, proprio come riconoscimento per il loro impegno e il loro sacrificio: “Esaltare la data del 4 novembre significa non soltanto rievocare una pagina di storia gloriosa, ma anche tener fede alle generazioni immolatesi nel presagio di Vittorio Veneto e penetrarne il perenne monito che la salute del Paese poggia sulla concordia di tutti i suoi figli nel culto degli ideali di Patria e libertà. In questo spirito, anche e soprattutto le Forze Armate, depositarie di una così illustre tradizione, si apprestano a celebrare quella che è stata a buon diritto prescelta a loro giornata.” Nel 1977, al fine di aumentare il numero di giorni lavorativi, il 4 novembre smise di essere giorno festivo e le celebrazioni furono spostate alla prima domenica di novembre.

Il 4 Novembre oggi

Nel Luglio di quest’anno si è parlato in Senato di istituire nuovamente la giornata, affidandole però solo un ruolo da ricorrenza e non da una vera e propria festa nazionale, il disegno di legge però deve essere ancora approvato dalla Camera. È stata infatti costituita una commissione per il ripristino della festività del 4 Novembre, con presidente Alberto Balboni (FdI) e vicepresidente Paolo Tosato (LSP). Il disegno di legge presentato in Senato da Maurizio Gasparri (FI), il quale ha affermato che: “La festa del 4 novembre resta una delle ricorrenze più sentite nel nostro Paese: si celebra di anno in anno, presso l’Altare della Patria a Roma, i sacrari di Redipuglia in Friuli Venezia-Giulia e dei Caduti d’oltremare in Puglia ma anche nei singoli comuni, con manifestazioni che coinvolgono le più alte cariche civili e militari dello Stato e molti semplici cittadini”. Gasparri sottolinea anche il vero significato della Festa: “Custodire, nell’interesse del bene comune, il valore dell’unità nazionale e la memoria di quanti, sacrificando la vita, hanno contribuito a portare a compimento, con la vittoria nella prima guerra mondiale, il progetto concepito nel Risorgimento […]  e restituire piena dignità a uno dei simboli più amati e condivisi dell’identità nazionale

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