Con questo articolo continuiamo la rubrica riguardante le interviste ai professori. La professoressa intervistata di oggi è Chiara Chiappini, docente di lettere al plesso Ferrari.
Il percorso
“Ho frequentato il Liceo Classico Monti a Cesena” ci racconta la prof. Chiappini: “Ero certa della mia scelta, nonostante a casa ci fossero preoccupazioni per il futuro e per l’università. Dopo essermi diplomata ho visitato le 2 facoltà tra cui ero indecisa: matematica e lettere. Apprezzo entrambe le discipline, però, dopo gli anni di studio delle materie umanistiche, volevo dedicarmi più alla matematica. Tuttavia infine scelsi la facoltà di lettere, perché pensavo che mi potesse dare un’apertura maggiore e, per come sono fatta io, è stata la scelta migliore. Sempre per cercare una maggiore apertura creativa mi sono iscritta a lettere moderne (dove vengono trattate maggiormente la letteratura contemporanea, la linguistica e la grammatica) anziché a lettere classiche (che trattano soprattutto Greco e Latino), benché ami molto il Greco.
Dopo l’università frequentai la scuola per l’insegnamento e dopo poco iniziai a fare le prime supplenze e poi entrare come docente di ruolo. Prima di insegnare in questa scuola, dove lavoro da 6 anni, ho insegnato in diverse scuole della provincia di Forlì-Cesena, soprattutto nei licei, ma anche in alcuni istituti tecnici, nei professionali serali e nelle scuole medie”.
I maestri
“Nella mia scelta di fare questo percorso sono stata ispirata dai miei maestri: in primo luogo ricordo il mio prof d’italiano delle medie, tale Baroncini, che aveva assegnato un compito la cui consegna era quella di osservare le scarpe di un compagno di classe e da qui sviluppare un testo. Questo esercizio di scrittura creativa mi ha fatto riflettere: se questo professore è riuscito a farmi realizzare un testo, venuto molto bene, partendo da un paio di scarpe, allora è riuscito a darmi un grande insegnamento; così decisi che il mio obiettivo era quello di avere un atteggiamento simile con i miei studenti. In secondo luogo ricordo la mia maestra delle elementari, alla quale ero molto affezionata, e la mia prof di francese delle superiori che, nonostante fosse stata mia insegnante solo per un anno, ha mostrato molta umanità che non ho visto in altri miei insegnanti.
Io penso che ognuno di noi abbia dei maestri nella vita che condizionano il nostro percorso. Non è detto che serva replicare la loro stessa professione né tantomeno che siano dei docenti, ma devono essere delle figure di riferimento, dei modelli sani, che trasmettono valori e ci guidano nel nostro percorso”.
L’insegnamento
“Quando ho iniziato a insegnare, avevo un approccio molto frontale: spiegazione in classe e studio a casa. Infatti questo era il metodo “classico” utilizzato anche dai miei docenti, però un insegnante deve continuare a formarsi e per questo ci sono corsi pomeridiani. Così sono entrata in contatto con diversi metodi di insegnamento: alcuni li ho scartati, altri li ho sperimentati in classe e poi adottati. Per esempio nel biennio utilizzo un sistema molto laboratoriale, facendo leggere e scrivere molto, in modo tale che gli studenti possano consolidare anche le competenze di base (spesso date per scontate). Cerco quindi di combattere l’idea che i miei studenti ripetino parola per parola il libro, ma che cerchino di rielaborare i contenuti e sviluppino un proprio senso critico”.
Il luogo accogliente
“Per me questo lavoro è una grandissima soddisfazione, tuttavia è anche faticoso perché si è sottoposti a diversi input da parte non solo degli studenti, ma anche dei colleghi e dei genitori. Quindi perché faccio l’insegnante? Per me lo studio è sempre stato un luogo accogliente, un rifugio, nonostante mi abbia procurato sempre grande fatica; quindi per me insegnare è stato un modo per restituire questa mia fatica e per condividere con i ragazzi la mia passione. Io penso che bisogni elevarsi, in maniera critica, dalla mediocrità che caratterizza la società attraverso lo studio, l’informazione e il contatto con la conoscenza. Il messaggio che cerco di portare in classe è quello che per ottenere risultati sono necessari impegno e fatica”.




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